Oggi parliamo con il critico e teorico del cinema Giulio Vicinelli, docente di Storia e Critica del Cinema applicata alla Recitazione nel Corso di Recitazione di Action Academy. 

Giulio, secondo te perché è importante che un attore conosca la storia del Cinema? 

L’aspirante attore trova nella storia del cinema innanzitutto un enorme bacino di soluzioni espressive e fonti di ispirazione di prim’ordine. Spesso l’attore si chiede: «Come uso la faccia in questa scena? Come posso trasmettere con la mia voce l’emozione che mi viene richiesta? Come devo gestire il corpo?» la storia del Cinema offre infinite risposte: come trovare espressioni efficaci ed iconiche, che, se conosciute possono essere un aiuto importante, perché non esiste problema che non sia già stato affrontato e risolto dagli attori e dai registi che ci hanno preceduto. Bisogna però sapere dove andarli a cercare nell’immenso serbatoio della storia del Cinema. 

Quali film consigli ad un attore che sta imparando il mestiere? Quali sono le interpretazioni cinematografiche che ogni attore dovrebbe studiare? 

L’arte micromimica di Chaplin è un esercizio importante per gli attori. Per il tipo di recitazione che oggi si pratica, per esempio, gli attori della New Hollywood (Ndr: la New Hollywood è un movimento cinematografico americano sviluppatosi dalla fine degli anni sessanta a partire da Easy Rider, di Dennis Hopper, 1969) sono imprescindibili, De Niro, Al Pacino, Maryl Streep, versatile e sempre intensa, ma anche Harvey Keitel o Joe Pesci. Jack Nicholson è da studiare tutto se si sta cercando un effetto più spinto e marcato sotto il profilo espressivo, come pure Vittorio Gassman. Idem per Monica Vitti che ha fondato una drammaturgia vocale tutta sua e pure per Tognazzi e Manfredi, attori geniali nel passare dal genere tragico a quello comico.

Impossibile non studiare casi attuali come quello di Joaquin Phoenix, che soprattutto in Joker di Todd Phillips, 2019, realizza performance uniche e irripetibili. Pierfrancesco Favino è il solo attore italiano che crea tante voci diverse quante sono i personaggi che interpreta, unico in Italia a riuscire a veicolare le qualità psicologiche dei personaggi in un timbro vocale sempre mutevole. L’istrionismo di Servillo, la serietà di Germano, Marinelli, Borghi, Santamaria, che rappresentano la via nuova della recitazione all’italiana… e l’elenco sarebbe ancora lungo. 

Se ti interessa approfondire l’interpretazione di Joaquin Phoenix in Joker ti consigliamo il nostro articolo: Joker e l’aporia dei fumettari 

Quali suggerimenti vuoi dare ad un aspirante attore per la corretta visione di un film?

Innanzitutto svincolarsi dal gusto personale e guardare il film con intento oggettivo, analitico, poco importa se ci piace o meno, e inevitabilmente conoscere le strutture del linguaggio.

L’attore professionista non può limitarsi a provare le emozioni che il film ci induce a provare, ma deve comprendere come queste emozioni si creano, quali scelte di montaggio, di movimento di macchina, di luce e colore sono state adottate per crearle. Una migliore conoscenza delle dinamiche di linguaggio finisce per migliorare enormemente la performance di un attore che può essere resa più utile a ciò che il regista sta cercando di ottenere attraverso l’attore. 

Se vuoi approfondire come un attore professionista recita sul set ti consigliamo il nostro articolo: Come deve recitare un attore su un set cinematografico? 

Quali sono i 5 film italiani che un attore deve vedere? E Quali sono i 5 migliori attori italiani del momento?

I film italiani da vedere per un attore si basano sulle loro grandi interpretazioni, vorrei consigliare dei titoli recenti:

“Il Traditore”, di Marco Bellocchio, 2019, dove studiare l’interpretazione di Pierfrancesco Favino. è un esercizio fondamentale, perché rappresenta un caso unico nel nostro panorama in quanto alla possibilità di tradurre vocalmente le qualità psicologiche di un personaggio.

Se vuoi approfondire l’interpretazione di Pierfrancesco Favino ti consigliamo il nostro articolo: Favino, tra persona e personaggio

“Volevo Nascondermi”, di Giorgio Diritti, 2020, per vedere i mezzi espressivi che Elio Germano impiega nelle sue creazioni di incredibile intensità.

“La Grande Bellezza”, di Paolo Sorrentino, 2013. Jep Gambardella interpretato da Toni Servillo offre un esempio eccezionale di “maschera” da studiare in ogni sua contrattura muscolare.

Jep Gambardella di Paolo Sorrentino – Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

“Martin Eden”, di Pietro Marcello, 2019. L’interpretazione di Luca Marinelli è un caso studio imprescindibile per comprendere come si possa realizzare un certo tipo di recitazione più discreta alla Marcello Mastroianni.

“Freaks Out”, di Gabriele Mainetti, 2021, in cui troviamo la giovanissima attrice Aurora Giovinazzo, che riesce a coniugare intensità e controllo dei mezzi espressivi.

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Caro Giulio Grazie mille per questa illuminante chiacchierata. Non vediamo l’ora di leggere i tuoi articoli in giro per il web.

 

Giulio Vicinelli:

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I miei inizi sono nella musica, nella ricerca di una forma di punk rock sperimentale che nel dare corpo alle mie inquietudini giovanili mi desse la possibilità di coniugare le mie passioni letterarie. Contestualmente avevo iniziato a collaborare con alcuni amici registi, soprattutto documentaristi.

Lo scatto professionale avviene nel 2002, con le collaborazioni col Teatro Stabile di Torino e Teatro Nazionale di Bordeaux. Come frutto di questi studi arriva il primo saggio per “Mimesis” sul cinema di Tsukamoto (Ndr: Shin’ya Tsukamoto è un regista giapponese considerato il capofila del cinema cyberpunk nipponico) e come prima conseguenza di questa pubblicazione sono entrato a far parte della redazione del trimestrale “Uzak” per cui ancora scrivo.

Frequentando i festival di Cinema ho conosciuto diversi critici di chiara fama che mi hanno incoraggiato a proseguire, con ulteriori scritti e saggi brevi. Da questi lavori è poi scaturita la collaborazione con “Il Manifesto”, “Alias” e “Manifesto Global”, che ancora durano.

Da circa cinque anni ho iniziato il percorso della didattica che oltre agli insegnamenti di Storia e Critica del Cinema, riguarda un interessante percorso sulla corporeità attorica sviluppato a partire dalla teoria della embodied cognition. 

Copertina: Sergej Ejzenštein Breve Storia del Cinema di FlickrPublic Domain Mark 1.0