Don’t Look Up è un film del 2021 scritto e diretto da Adam McKay e distribuito da Netflix. I più attenti di voi lo avranno letto nel nostro articolo “I film imperdibili da vedere ogni Natale”.


Per rendergli giustizia oggi vi proponiamo qualcosa di diverso dalla solita recensione. Il film ha raccolto pareri discordanti. Anche i nostri redattori Daniele Gaspa e Luigi Il Grande↓ si sono scontrati nell’analisi della pellicola. Vi riportiamo la stimolante discussione avvenuta nel nostro ufficio:

Vi è piaciuto il film?

Daniele
Ho adorato Don’t Look Up, in ogni sua forma, una rappresentazione terrorizzante di una realtà ancora più spaventosa, raccontata attraverso una regia quasi documentaristica e una sceneggiatura capace di farti ridere ad alta voce, e allo stesso tempo procurarti morsi allo stomaco di angoscia pura.
Non ho mai lasciato la sala di un cinema così rassegnato e distrutto, messo di fronte ad una realtà surreale ed assurda che rispecchia quella in cui viviamo. Molto più agghiacciante di qualsiasi film horror, molto più divertente di molte commedie: satira pura in una delle sue più alte declinazioni.

Luigi
Non ho amato Don’t Look Up né l’ho odiato, mi ha lasciato indifferente rispetto a quello che mi sarei aspettato visto l’hype che si era creato, di sicuro un’ottima mossa di marketing per Netflix.
Quella che dovrebbe essere un’estremizzazione parodica delle personalità che portano avanti la storia a fini satirici per me non ha compiuto il suo scopo: più che ironici i personaggi sono ridicoli e il tutto è rappresentato in maniera fastidiosamente ridondante.

Pensate che Don’t Look UP sia una fotografia attendibile della nostra epoca?

Daniele
Il messaggio del film è molto chiaro, fin dal marketing. Il sottotitolo che compare nelle locandine è infatti “Tratto da fatti realmente possibili”. Una delle critiche maggiori che ho sentito muovere al film è stata proprio quella di definirlo “esagerato”, soprattutto nella stereotipizzazione dei politici e dei personaggi pubblici.
Sebbene questa sia un’opera di satira, e come tale si avvalga dell’iperbole per enfatizzare determinati spunti (sempre e comunque reali). La realtà descritta dal film non è simile alla nostra, perché è la nostra in tutto e per tutto. Chiunque dica il contrario, vive una fantasia.

Luigi
Il film è sicuramente una fotografia della nostra epoca ma non così attendibile. Nel film tutto è estremizzato al negativo.
Non esiste classe sociale, politica ed economica che ascolti gli scienziati, ma sebbene la vera realtà non possa vantare di essere tutta rose e fiori, per fortuna non va così male.
Non è totalmente lontano dalla realtà ma per me è comunque troppo, come uno sketch di Saturday Night Live che dura due ore e mezzo.

Cosa vi ha colpito particolarmente del film? (Oltre alla cometa)

Daniele
Adam McKay si è esercitato, prima con The Big Short (2015) e poi con Vice (2018), a raccontare storie vere, attraverso un genere che si avvicina al mockumentary ma che non sfocia mai definitivamente nel genere.
Questo tipo di racconto, questa regia, questo montaggio, applicato ad una storia come questa riesce a rendere tutto quello che vedo su schermo completamente reale.
Per questo, quando arriva il finale, io sono lì, sulla Terra, ad aspettare una fine inevitabile, condannato dall’avarizia della mia stessa specie, condannato da una politica sempre più schiava dell’economia. E allora quando la cometa arriva io muoio un po’ con loro, perché io sono uno di loro, perché loro siamo noi. E a colpirmi così, è proprio la cometa.

Film director Adam McKay at the Berlinale 2019 di Harald KrichelAttribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

Luigi
La cosa che più mi ha colpito del film è la strategia di marketing che ha portato così tanto clamore al pubblico che ha recepito il film come un’assoluta e spiazzante novità.

Il film non racconta nulla in più rispetto ad un classico disaster movie, in cui è canonica una catastrofe inizialmente ignorata dalla classe politica, che poi trova magicamente una soluzione che non funziona, e che può quindi finalmente generare il panico della gente. Basta anche menzionare altri prodotti contemporanei come Black Mirror o I Simpson.
A proposito di quest’ultima serie, consiglio la visione del 14° episodio della sesta stagione dal titolo La Cometa di Bart, che in 20 minuti racconta tutto Don’t Look Up.

La vostra scena preferita? E una che non avete sopportato? (Allerta spoiler)

Daniele
La mia scena preferita del film è quella in cui la cometa inizia a rendersi visibile, tangibile. Quella in cui la cometa non è più solo teorica, ma reale. Adesso tutti dovranno fare i conti con la sua esistenza, giusto? E invece no, perché nonostante l’evidenza, resta più importante supportare i propri schieramenti politici. La scena che più mi ha fatto arrabbiare è stata la seconda scena dopo i titoli di coda.

Mentre ho trovato la prima coerente con il resto del film, la seconda è un po’ in disaccordo con la filosofia degli eventi raccontati: gratuita ed insensata.

Luigi
La scena che ritengo migliore è banalissima ma la propongo perché è probabilmente l’unica scena che mi ha fatto ridere in tutto il film, ossia quando il Presidente, interpretato da Meryl Streep, accende una sigaretta con dietro un’enorme scritta che recita “infiammabile”.

Questa scena rappresenta quello che avrei voluto durante tutto il film, un uso della regia a favore dell’ironia sottile. Le scene peggiori invece arrivano dopo i titoli di coda, e trovo onestamente inutile commentarle.

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Per concludere, parliamo delle star presenti nel film, quale interpretazione vi ha colpito maggiormente? E quale invece vi ha lasciato insoddisfatto?

Daniele
Per quanto riguarda il cast ho un’opinione impopolare: secondo me la presenza di tutte queste star è un valore negativo per il film, nella misura in cui si riduce la discussione agli interpreti quando il tema del racconto è tutt’altro.

Il cast distoglie l’attenzione dal messaggio che il film vorrebbe far arrivare, indebolendo di fatto, agli occhi dei più, il valore di ciò che viene detto. Resta il fatto che senz’altro il cast stellare ne ha aiutato la diffusione, perciò non tutto il male vien per nuocere.

L’attore che a parer mio si è calato in un ruolo molto diverso da quelli a cui ci ha abituato, risultando una performance eccezionale è Leonardo Di Caprio, che ci ha regalato uno scienziato goffo ed impacciato, completamente nella parte per tutta la durata del film.

Non c’è stata una performance che io non abbia sopportato, anche se ritengo che la più debole sia stata quella di Timothée Chalamet, debole di minutaggio, anche se molto in parte.

Leonardo DiCaprio at the premiere of the film “Shutter Island” at the 60th Berlin International Film Festival di SiebbiAttribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)

Luigi
Il cast, a mio avviso, è un’altra delle pecche di questo film: grandi nomi utilizzati al solo scopo di marketing alla Hollywood, non mi si può dire che Meryl Streep, Leonardo DiCaprio, Cate Blanchett o Jennifer Lawrence non sembrino “sprecati” in questo film.

Ho apprezzato Jonah Hill perché probabilmente l’unica scelta realmente azzeccata per l’economia del film, mentre non ho gradito, ahimé, Timothée Chalamet, con una performance pressoché dimenticabile per quella che a mio avviso è una delle personalità contemporanee più promettenti.

Timothée Chalamet – Foto di: Nine Stars – FonteCC BY 3.0

Ringraziamo i nostri redattori per il loro contributo.

Insomma Don’t Look Up è un film che fa dell’ironia più disinibita, quanto questa ironia si allontani o meno dalla realtà che ci circonda lo scopriremo solo vivendo, fatto sta che sicuramente è apparsa una cometa nel cielo, che magari può essere difficile da vedere ma che sicuramente ci spinge a guardare in alto.